Imparare a memoria è un dictat scolastico frequente, anche perché si va a scuola proprio per costruire un prodotto culturale di cui deve rimanere traccia.
E’ importante però non ridurre questa questione a un’idolatria dell’informazione, quantificabile in un numero di byte; invece della coltivazione di un processo in-formazione, che modifica i processi cognitivi finanche l’hardware che li sottende, ovvero il cervello stesso.
La memoria infatti, non dimentichiamolo è un aspetto del sistema cognitivo che è insieme organo e sua modalità di utilizzo. Su questo punto è importante articolare le dinamiche d’intervento nell’insegnamento ai dislessici: insistere più sul modo in cui viene somministrata l’informazione che sulla sua effettiva registrazione.
Questo paradosso, che snatura il termine di memoria, lascia il posto a quello di ricordo, ovvero a un cambiamento di stato in cui il vissuto, pregno di sentimenti, emozioni ed informazioni relative, sia veramente un segno indelebile pari a quello inciso sulle pietre da chi aveva scelto questo supporto presumendone la durata.