Qualificare il prodotto del proprio lavoro implica necessariamente valutarlo. Tale valutazione contabilizza gli errori, anomalie rispetto alle richieste o consegne del testo musicale, che possono essere oggettivi o soggettivi: differenze evidenti rispetto al testo (note false, errori di ritmo) o indicate dall’insegnante perché diverse dalle sue aspettative.
Bisogna sempre ricordare che lo studio di una composizione musicale inerisce ad una visione profonda di un autore che ha tracciato nella sua opera una mappa: ciò gli ha consentito di recuperare il tesoro della sua anima.
Innanzitutto questa mappa ritaglia già inizialmente un ambito percettivo particolare che non riguarda lo stesso di colui che la studierà a posteriori. Inoltre, su questa “porzione di mondo”, la riflessione del compositore è quanto mai personale e legata alla sua sensibilità.
L’unico modo quindi per non fare errori formali nella sua riproduzione è ripercorrere questa mappa per recuperarne appunto l’oggetto nascosto.
L’accoglienza della propria visione nella propria produzione ideativa ed espressiva perciò, anche se non perfettamente congruente al testo, è l’unico termine di confronto per cominciare questo percorso, poiché ciò che ci accomuna al compositore è proprio questa capacità di viaggiare all’interno del nostro vissuto psicologico, come lui ha già fatto con il suo.
Capire non ciò che ci fa sbagliare, ma come siamo fatti, permette di fare dei cambiamenti in base alle istanze che l’opera ci sottopone, lasciando al centro del nostro interesse questa lenta metamorfosi.