L’identità di un essere umano è costituita fondamentalmente dal suo pensiero formalizzato, ovvero dalla declinazione del suo linguaggio e dalla sua cristallizzazione: la memoria.A prescindere dalla sofisticazione dello stesso, dovuta all’esperienza nel mondo e all’approfondimento culturale: che cosa lo genera e soprattutto come possiamo esserne consapevoli?
In questo senso la musica formalizza quello dei sentimenti, rendendoli visibili attraverso dei flussi emotivi che assumono significati e contenuti apprezzabili nelle forme e negli strumenti dell’arte.
La visione lucida di questo fenomeno, quindi, può generare l’altra faccia dell’identità di un soggetto, dotato non solo di nome, età o provenienza; ma anche di carattere, natura e sentimenti ben delineati e chiaramente compresi.
Il dislessico, pur avendo difficoltà a gestire il linguaggio verbale e gli strumenti che lo riforniscono (i testi scritti), mantiene un accesso più consistente con quello dei sentimenti e dei flussi espressivi più viscerali. E su questo registro che va impostata la comunicazione ed è il terreno più fertile per radicare i concetti che in seguito potranno essere integrati anche con i linguaggi della cultura tradizionale: la lettura e la scrittura.
Grazie a questo profilo, il dislessico può prediligere e coltivare un’educazione alla scelta basata non solo sul ragionamento, ma soprattutto su un’empatia intensa tra l’oggetto della scelta e la consapevolezza del proprio bisogno.
Il dislessico dovrà perciò sempre essere coinvolto nel percorso didattico attraverso proposte sostenibili e presumibili; sempre approvate insieme all’insegnante all’inizio e durante il percorso di studio.
Come un mandala raccoglie l’essenza del Sè, nella sua accurata fattura, così il percorso musicale disegna tutta la nostra vita e ne descrive lo scopo.