La Musica aiuta il ricordo

Tutto cominciò con le Muse

Per fare scuola o educazione, come diceva Don Milani, è importante preoccuparsi di come “bisogna essere”. Questo viatico di consapevolezza ha un punto di origine che va al di là di ricette esclusivamente pragmatiche, illusioni di facilità pedagogiche improponibili alla varietà degli utenti in gioco, ma che fa emergere delle domande importanti che rimandano poi a soluzioni diversamente componibili e quindi adeguate all’allievo di turno.

Che cosa stiamo insegnando e perché?

L’etimologia delle parole, per certi versi affascinate e intrigante, può essere fautrice d’intuizioni non solo speculative ma, vedremo, più che operative.

Per MUSICA intendiamo l’arte dei suoni, organizzati intenzionalmente a scopi espressivi e rappresentativi. Questo termine però ha origine dalla parola MUSE, ovvero quelle creature mitiche partorite dalla Dea Mnemosyne e da Zeus; come tali avevano un posto altissimo nella gerarchia delle divinità.

E’ interessante notare che le attività alle quali erano preposte le Muse erano artistiche, ma non soltanto musicali; riguardavano l’espressività in molte sue sfaccettature.

Mi si conceda questa introduzione etimologica per chiarire il seguente concetto: limitare la pratica musicale all’apprendimento d’informazioni di natura soprattutto acustica, legate alla predisposizione di un buon “orecchio”, ci può allontanare da ciò che rende quest’esperienza facile e avvicinabile da chiunque.

In sintesi la Musica è una relazione globale col mondo, vissuta in più declinazioni e piani sottili, che produce intensamente e implicitamente il ricordo: una trasformazione profonda dell’essere che riduttivamente è chiamata memoria, componente irrinunciabile del nostro sistema cognitivo.

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